(Che non è uno stato di Whatsapp – anche se certe conversazioni sono così lunghe e belle che sono storie – ma uno stato dell’anima).
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Sul concetto di lusso
La verità è che il lusso è sempre qualcosa di semplice: e io forse l’ho capito un lunedì mattina quando un caffè e un messaggio mi hanno salvato manco fossi una principessa sulla torre.
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Cercasi caffè e sogni e spazi e tempi
Cercasi in primo luogo caffè – parafrasando ma neanche troppo la felpa del mio pigiama -, quello che a Napoli ti servono in tazzina bollente e con un sorriso di prima mattina. Cieli rosa. Cercasi altri cinque minuti a letto. Cercasi sogni, quelli che si fanno da svegli e in cui si deve credere e basta. Cercasi spazio: perché a volte c’è bisogno di un luogo che sentiamo come nostro, dove creare e dare forma e una possibilità alla fantasia. Cercasi – disperatamente – una pizza. Musica, che qui non manca mai mentre si mescola col vociare di fondo e il tintinnio dei cucchiaini nei bar e i bambini che giocano a pallone in una piazza. Cercasi un complice con cui giocare. Momenti di trascurabile felicità che non è solo il titolo di un (piacevolissimo) libro. Tempo per fare tutto quello che vogliamo fare più dieci minuti di sacrosanto non-fare. Programmi belli per il weekend. Cercasi organizzazione e collaborazione per mettere su qualcosa di bello e importante. Incontri. Consigli su qualche buona lettura. Cercasi Levante che canta non me ne frega niente. Amici e posti da tenere, come quando eravamo all’asilo. Aggiornamenti in tempo reale su cose assolutamente non importanti e quindi fondamentali. Cercasi confronto, quello che può solo renderci più ricchi e aperti a nuove prospettive. Cercasi una buona dose di coraggio mista a creatività per affrontare questa vita o anche solo questo lunedì.
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La bellezza, dov’è?
Negli occhi, o meglio in certi occhi: quelli che sono come finestre aperte sul mondo. Nel fatto di condividere la bellezza stessa (anche su Facebook) che a tenerla tutta per sé non è poi così bella. Nella ricerca – continua ma mai estenuante – di ispirazione. Nelle serrande semichiuse a ricordarci che c’è una crepa in ogni cosa ma è da lì che entra la luce. Nell’attenzione e nella cura. Nell’alba, nei nuovi, quotidiani, inizi. Nei messaggi per noi o comunque nella nostra capacità di stare in ascolto: perché quel when is black, take a little time to hold yourself cantato da uno sconosciuto nel cuore di Milano mi piace pensare che fosse rivolto a me. Nella parola buongiorno. Negli uomini gentili. La bellezza sta in una città che è sempre la stessa ma sempre nuova, come una persona a cui vogliamo bene. Nei pranzi all’uscita dell’Università a cercare un posto che faccia un po’ Sex and the City e noi a parlare senza filtri e a cercare il giusto filtro su Instagram. Nei giardini segreti nel cuore del traffico. In qualche sana abitudine e nell’altrettanto sana voglia di romperla, l’abitudine. Nei caffè che finiscono ma le cose da dirsi no.
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Lista delle cose da fare: lunedì edition
Andare in ufficio: che non sia necessariamente una scatola grigia da cui fuggire ma – una finestra da cui si vede il mare o il tavolino di un bar sconosciuto sarebbero un’idea – un angolo di mondo che allarghi i nostri orizzonti.
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Buona primavera (in ritardo)
Buona primavera (in ritardo). A quelli che, come me, avranno anche smesso di credere al calendario (e all’oroscopo) ma non hanno (mai) smesso di sorprendersi.