Negli occhi, o meglio in certi occhi: quelli che sono come finestre aperte sul mondo. Nel fatto di condividere la bellezza stessa (anche su Facebook) che a tenerla tutta per sé non è poi così bella. Nella ricerca – continua ma mai estenuante – di ispirazione. Nelle serrande semichiuse a ricordarci che c’è una crepa in ogni cosa ma è da lì che entra la luce. Nell’attenzione e nella cura. Nell’alba, nei nuovi, quotidiani, inizi. Nei messaggi per noi o comunque nella nostra capacità di stare in ascolto: perché quel when is black, take a little time to hold yourself cantato da uno sconosciuto nel cuore di Milano mi piace pensare che fosse rivolto a me. Nella parola buongiorno. Negli uomini gentili. La bellezza sta in una città che è sempre la stessa ma sempre nuova, come una persona a cui vogliamo bene. Nei pranzi all’uscita dell’Università a cercare un posto che faccia un po’ Sex and the City e noi a parlare senza filtri e a cercare il giusto filtro su Instagram. Nei giardini segreti nel cuore del traffico. In qualche sana abitudine e nell’altrettanto sana voglia di romperla, l’abitudine. Nei caffè che finiscono ma le cose da dirsi no.
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Lista delle cose da fare: lunedì edition
Andare in ufficio: che non sia necessariamente una scatola grigia da cui fuggire ma – una finestra da cui si vede il mare o il tavolino di un bar sconosciuto sarebbero un’idea – un angolo di mondo che allarghi i nostri orizzonti.
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«Beyouty» è bellezza che comunica
La bellezza salverà il mondo, diceva qualcuno. Francesca – mille ricci e un sorriso che brilla – salverà la bellezza.
Ricordandoci, con una “y” affatto casuale nella parola “Beyouty” a lei tanto cara, che la vera bellezza non ci vuole mai diverse da ciò che siamo. -
Squillace e il potere della bellezza
Quel tipico momento in cui:
Il caos regna sovrano dentro e fuori il mio armadio.
“Sto giù” su Whatsapp a mo’ di “Presto che è tardi” ma senza Bianconiglio.
Io che sono ancora in vestaglia e collant.
Una voce fuori campo: – Qualcuno cominci a chiamare l’ascensore! –