Agosto 2015 – o meglio 2k15 perché fa più figo – è stato anche questo: una carrellata di pezzi di cielo visti dai punti più disparati del mondo.
Color rosa flamingo. Puntellati di stelle. Ingombri di nuvole.
Filtrati e ritagliati in formato 612×612. Descritti con parole proprie o di qualcun altro. Condivisi.
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Memorie di un’assistente (Roma e un hotel a cinque stelle)
Mercoledì mattina. Il traffico di Napoli e un borsone sulle spalle e Miranda che chiama e una lista di cose da fare certamente più lunga del primo caffè della giornata.
E questa sono io versione Andrea Sachs a.C. (ovvero prima di Chanel).
La stessa – più o meno – che si è svegliata il giorno dopo nella 110 di un albergo, con la colazione servita in camera e con le più che lecite domande di quando ci si sveglia in un letto nuovo: “Dove sono? Come ci sono arrivata?” -
Un anello a forma di pasta, per quelle come me
Il desiderio delle 12:58.
Forse perché è quasi ora di pranzo.
O forse perché quelle come me si svegliano già affamate, in ogni senso. -
Ti voglio bene, senza alibi
Aspettiamo: i compleanni, i natali, i funerali. Non importa quanto, noi aspettiamo: che sia il momento giusto. Che ci sia un motivo. E che sia valido, o almeno abbastanza a darci il permesso e il beneplacito e la benedizione divina. Abbiamo coscienza del tempo che passa, ma noi preferiamo aspettare: di trovare un alibi. Una scusa quantomeno plausibile, ai nostri occhi come a quelli del mondo intero. Un orario decente.
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Per quanto tempo è persempre? (Vudett edition)
“Per quanto tempo è per sempre?”
“A volte, solo un secondo”Una clutch di legno a forma di tempo.
L’adoro.
Come se non fossi già abbastanza Alice persa in quel Paese delle Meraviglie che è questo mondo. -
#diecidiecitiama
Perché certi amori vanno portati addosso. Sulla pelle.
Un po’ più vicini al cuore. -
Una sera ai “Caraibi”
Sabato sera, della serie:
«Dove la porto signorina?»
«Ai Caraibi.» -
Promettete di essermi fedeli sempre?
Arriva un momento, nella vita di una salsera, in cui bisogna fare il grande passo.
E cioè il primo passo sulle scarpette da ballo. -
Prendi un pezzo di nuvola
Prendilo, un pezzo di nuvola. Allunga la mano al cielo quel tanto che basta a superare il confine di questa e quell’altra realtà: e afferralo. Aprilo. Riempilo di quel groviglio di forcine e sogni di cui sono fatte le borse delle donne.
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Ballare: un po’ come rinascere
Non è necessario morire per rinascere a nuova vita. Ma solo pensare – e volere – che ciò sia possibile.
E poi indossare un paio di scarpette da ballo.
Immaginare di essere – corpo e mente – a Cuba. -
Nevica, su Napoli e su me
31 dicembre 2014
Voce del verbo “nevicare”.
Ovvero quando la neve viene giù da chissà dove e tu, per quanto triste o felice sia, non puoi fare a meno che alzare lo sguardo. Anche solo per un istante.
Giusto il tempo di meravigliarti. Di smarrirti e perdere la cognizione dei tuoi stessi piedi.
Di credere.