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Taylor, I was enchanted to meet you

C’è un mio post su Facebook, datato 3 settembre 2009, con un link che rimandava al videoclip di una ragazza dai vaporosi ricci biondi che cantava nella sua stanza con una spazzola al posto del microfono e credeva di essere invisibile agli occhi del ragazzo che amava segretamente. Quel video era You belong with me di Taylor Swift. E il mio commento fu: “Questo video mi fa sognare”.

Da allora quel sogno non è mai finito.
Da allora nello stereo della mia camera c’è sempre un cd di Taylor Swift, e di questo è al corrente tutto il condominio, e forse tutto il quartiere.
Da allora siamo cresciute entrambe, due ragazze così diverse eppure così simili, nella composizione dell’anima.

Quando iniziai ad ascoltare Taylor Swift, in Italia non la conosceva quasi nessuno, e chi la conosceva non l’apprezzava quanto me. Sono stata a lungo una swiftie sola, ma fiera e costante. Ho assillato per anni amici, fidanzati, parenti. Ho inserito sue canzoni nei cd che creavo per i lunghi viaggi in macchina, pregando il conducente (mio padre) di non skipparle dopo i primi dieci secondi. Ho citato sue frasi ogni qualvolta ne ho avuto l’occasione, e anche quando non l’ho avuta, al punto che – i miei alunni lo sanno – Seneca viene comunque dopo Taylor Swift.

Taylor Swift non è soltanto la mia cantante preferita, è un membro della mia famiglia, l’amica che per me c’è sempre stata, e anche io per lei (anche quando la sua reputazione non poteva essere peggiore).
Lei è stata la voce nella mia testa, capace di conoscere e dare un nome a tutto ciò che provavo o che non sapevo di provare, di dare conforto alle sofferenze e alleviare i disagi.
Lei è stata la colonna sonora della mia vita negli ultimi quindici anni, al punto che ad ogni sua canzone è legato un ricordo specifico, una persona, un luogo, una storia.

Ecco perché The Eras tour non è stato solo il tour delle ere di Taylor Swift, è stato anche un viaggio nelle ere della mia vita. È stato come incontrare i fantasmi dei miei Natali passati, presenti e futuri, tutti in una sola notte, quella del 13 luglio a Milano.
È stato il sogno che ho sognato tante volte nella mia testa da quando anche io cantavo nella mia stanza con una spazzola al posto del microfono e credevo di essere invisibile agli occhi del ragazzo che amavo segretamente.

Dalla me quindicenne e anche dalla me trentenne: grazie, Taylor. Passerò l’eternità a chiedermi se tu sappia che sono incantata di averti incontrato.

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