appunti

Il back to school che non mi aspettavo

Quando varchi per l’ultima volta il cancello del tuo liceo pensi sia davvero l’ultima volta. Tutti sono lì a ripeterti che un giorno rimpiangerai il tempo della scuola e che sarai disposta a pagare oro per tornare indietro. E anche se in quel momento tu non ci credi, hanno ragione loro, ad un certo punto vorrai tornare indietro, anche solo per un’ora.

E poi succede davvero, ma non come te lo aspettavi. Il tempo non è tornato indietro, sei tu che sei andata avanti, così avanti che sei tornata indietro, nel tuo liceo, come insegnante.

Com’è insegnare nel tuo liceo? mi chiedono tutti, ma soprattutto le mie compagne di classe. Io rispondo: strano. Bello, sì, ma soprattutto strano.

Mi sembra di essere finita in uno di quei film in cui la protagonista esprime un desiderio e il giorno dopo si sveglia di nuovo adolescente e torna al liceo per conquistare il ragazzino che non la filava ed essere una delle più cool dell’istituto. E questo film finisce e ricomincia ogni giorno.

Ogni giorno, infatti, quando metto piede a scuola, ho una crisi di identità: chi sono io? Quanti anni ho? Devo essere interrogata o devo interrogare? E il più delle volte la risposta è meno semplice di quanto si possa pensare. Ogni giorno ho contemporaneamente quindici e trent’anni. Sono chiamata prof e chiamo prof i miei professori (e a nulla sono valsi i loro tentativi di essere chiamati per nome, non riesco e non voglio neanche). Ogni giorno ho paura e ne incuto a mia volta. Ogni giorno mi impegno come se fossi costantemente sotto esame, quello per il quale non saremo mai pronti abbastanza.

La maturità.

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