Cosa chiediamo ad un libro? Che ci faccia trascorrere ore intense, che ci fornisca pensieri nuovi, che ci insegni qualcosa che non sapevamo, o persino che ci apra una finestra su una vita diversa. A Secondigliano, ai circa 60mila libri custoditi in un deposito in disuso è stato chiesto di realizzare un sogno. Un teatro.
Il sogno è di Antonio Letizia e Salvatore Barruffo, secondiglianesi accomunati dalla passione per il teatro, ma anche di Vincenzo, che con il suo LARSEC ha abbracciato quel sogno e lo ha trasformato in un progetto: vendere un libro ad un euro e con il ricavato avviare i lavori per trasformare l’attuale deposito − con doppio ingresso, su Corso Secondigliano e su via Acquarola − in quello che si chiamerà il “Teatro del Libraio”.
Non sarà un teatro come un altro, ma un luogo aperto, vivo, dove le idee avranno lo spazio e l’ossigeno per correre, e le persone del quartiere e quelle provenienti da fuori avranno la possibilità di arricchirsi vicendevolmente in un clima culturale. Non solo rassegne teatrali, quindi, ma anche concerti, dibattiti, incontri e laboratori artistici rivolti a giovani e meno giovani che vorranno sviluppare le proprie doti attoriali e trovare nuovi canali per esprimere il proprio mondo interiore. L’obiettivo è quello di dare vita ad uno spazio artistico in un territorio un tempo ricco di teatri e sale cinematografiche, oggi un deserto culturale con troppo poche oasi, portando avanti la convinzione che cultura è innanzitutto sinonimo di dignità.
Aggirandomi tra gli scaffali impolverati di quel deposito in via Acquarola, mi è sembrato già di vederli: il palcoscenico, le quinte, le poltrone nelle quali sprofondare. Mi è sembrato di incontrarli, persone e personaggi dialogare tra loro, prendersi gli applausi del pubblico. E mi è capitato di pensare a questo futuro “Teatro del libraio” come a un libro stesso, un libro scritto a più mani, che pagina dopo pagina riscriverà un pezzo di storia dell’intera città.