Il 27 novembre, su Rai 1, andrà in onda la prima puntata de L’amica geniale, ossia la serie tv ispirata al romanzo omonimo di Elena Ferrante e targata HBO e RAI, prodotta da Wildside e Fandango con la regia di Saverio Costanzo.
Ecco, io vi consiglio di guardarla per 3 motivi.
Motivo n° 1. Il libro da cui è tratta è un’opera. Al di là del caso editoriale che è diventato – complice anche l’anonimato dell’autrice -, credo sia un romanzo che Napoli aspettava. A partire da quella copertina un po’ retrò e affatto commerciale, è come se tutto, nella scrittura di Elena Ferrante, brilli di luce propria – una luce fatta di ombre, a volte, ma pur sempre luce -, senza quella smania di strafare, di piacere a tutti i costi, che finisce per rivelare sempre una certa inconsistenza. Di magnetico ha la narrazione. Di straordinario – così straordinario che fa male -, la descrizione delle sensazioni provate da Lila e Lenuccia nel corso della loro ordinaria vita.
Motivo n° 2. La Napoli del dopoguerra non è semplicemente una scenografia ma ha un suo proprio ruolo nella vicenda. Ho apprezzato la scelta del dialetto sottotitolato, perché, anche se in ogni traduzione si finisce per perdere sempre qualcosa, ci sarà pur sempre il suono di questa lingua meravigliosa a fare la sua parte. Consigliatissimo ai napoletani e non.
Motivo n°3. Ci sarò anch’io. Cercatemi tra i bagnanti di un lido affollato. Sarò quella che indossa un vestitino bianco a fiorellini azzurri e rosa… ma attenzione, non so se mi riconoscerete. Perché, per la durata di 2 giorni di ripresa, ho smesso di essere Simona – mi hanno del tutto struccato, tagliato i capelli, fatto mettere gli zoccoletti al piede – e sono diventata una ragazza degli anni ’50 che passeggia sul pontile del Bagno Elena. E il fatto di aver abbandonato il cellulare per i suddetti 2 giorni e di aver rinunciato a fare foto al set per contratto, credo mi abbia regalato un momento di assoluta autenticità.
Io intanto comincio a preparare i pop corn. E i fazzolettini.
(T-shirt: read wear)