Siamo quelli perennemente in ritardo sulla tabella di marcia (manco fosse quella del Bianconiglio).
#sempredifretta eletto ad hashtag della vita, anche un po’ per darci un tono.
Siamo campioni dello sport olimpionico del multitasking quando ci ritroviamo a pranzare mentre guardiamo la tv mentre chattiamo con il gruppo di amiche del liceo mentre siamo in videoconferenza con la mamma.
Siamo quelli che la pausa (e anche la pausa della pausa) la passiamo scorrendo la bacheca di Facebook alla ricerca (disperata) di qualcosa che sia interessante.
Siamo quelli che aggiungono al carrello mentre sono in sala d’attesa dal dentista. Che si pettinano nell’ascensore e si truccano al semaforo.
Siamo quelli che guadagnano ottimizzando i tempi: ok, ma quanto ci perdiamo nel mentre?
C’è un mondo infinito di dettagli che ci sfuggono mentre siamo impegnati a vivere (e a mangiare) fast. Ecco, bisognerebbe, ogni volta che si può, fare colazione lentamente. Camminare piano e accorgersi che al di sopra delle nostre preoccupazioni e delle nostre liste di cose da fare, c’è un cielo. Bisognerebbe, ogni tanto, dedicare ad un amico un pomeriggio intero: fermarsi a chiedere come stai? senza che questa suoni come una domanda vuota. Disconnettersi quel tanto che basta a recuperare il contatto con la vitavera. Fare una cosa alla volta, e farla meglio. Leggere per più tempo consecutivamente rispetto a quei 10 minuti stentati di resistenza prima di addormentarsi. Apparecchiare con cura. Fare una torta perché lì fuori è il compleanno di qualcuno. Bisognerebbe prendersi il tempo per meditare – che troppo spesso è considerata un’azione appannaggio dei monaci buddisti – e imparare a fare attenzione alle cose che abitano dentro e fuori di noi.
Ci sono cose che meritano calma. Ci sono piccoli piaceri che vanno goduti senza quel senso di colpa di star perdendo tempo prezioso perché prezioso, il tempo, lo è soprattutto per quei piccoli piaceri. Azioni che richiedono lentezza, precisione, riflessione (e non è – solo – la filologa che è in me a parlare).
Perché se è vero che sono i dettagli a fare la differenza, la verità è che la differenza la fa chi li nota, quei dettagli.