Ogni mattina, nel mondo, una donna si sveglia e sa che deve correre più veloce non solo delle aspettative che ha su di sé ma anche dei pregiudizi culturali, della lista delle cose da fare e del treno che passa una sola volta nella vita. Tutto questo sui tacchi.
Il rischio per ciascuna di queste donne è quello di perdere pezzi di sé per la strada: fiducia nelle proprie capacità, desideri di bambina, un po’ della sua femminilità, qualche chiamata sul telefono e persino i suddetti tacchi manco fosse una moderna cenerentola.
Alcune di queste donne le ho incontrate personalmente martedì sera, nel salotto dell’Iqos Embassy di Napoli, in occasione della terza tappa del tour dedicato all’empowerment femminile promosso da Elle, Active!, Piano C e Philip Morris Italia.
E proprio lì, davanti alle testimonianze vive di cinque donne che sono state “artefici” del proprio percorso lavorativo e umano (Natasa Milosevic, Direttrice Marketing Philip Morris Italia, Elena Mantaut, Direttrice Responsabile di Elle, Sofia Borri, Direttrice Generale di Piano C, Stefania Brancaccio, vicepresidente di Coelmo, azienda metalmeccanica, e Roberta Francavilla, direttrice HR della fabbrica Unilever di Napoli), mi sono resa conto – proprio in quel crocevia della mia vita quale è la fine degli studi (accademici) – che quello a cui dovremmo ambire non è solo un lavoro, ma il nostro lavoro nel mondo. Un lavoro, cioè, che non ci imponga di essere diverse da quelle che siamo e da quelle che sogniamo di diventare. Che richieda sacrifici ma non rinunce. Che ci sproni a dare il meglio, ma che ci ricordi che siamo fallibili. Un lavoro in cui abbiamo la possibilità di dare un valore aggiunto alle cose, anche e soprattutto in quanto donne (e per donna non s’intenda una vittima da proteggere dai cattivi ma neanche un’etichetta di cui liberarsi per poter assomigliare ad un uomo con i cosiddetti attributi).
Ma se prendere coscienza di tutto questo è il primo e imprescindibile passo per un vero cambiamento, fare è quello decisivo.
E a questo punto il mio grazie va ad Elle Italia che non solo ha colto l’urgenza di affrontare questa tematica in quest’epoca storica – si tenga conto che in Italia la disoccupazione femminile riguarda una percentuale ancora troppo alta di donne -, ma ha dato vita al progetto Elle, Active!, la cui terza edizione si svolgerà il 10 e l’11 novembre presso l’Università Bicocca di Milano, e che lo scorso anno ha coinvolto più di 5000 donne tra studentesse, neo-lavoratrici, donne in attesa di occupazione e donne in carriera. Per 2 giorni l’Università diventerà uno spazio interattivo “al femminile”, in cui, previa prenotazione sul sito elleactive.hearst.it/iscriviti, si potrà prendere parte a tantissimi appuntamenti, tra workshop formativi, attività di consulenza, mentoring, incontri con le aziende e le istituzioni.