Brighton, 12 gennaio 2018
“Lasciati la stazione alle spalle e vai sempre dritto, verso il mare” mi ha detto Susi stamattina a telefono, mentre un nuovo mondo mi si stava aprendo davanti agli occhi. Ecco i bus a due piani che sfrecciano da una parte all’altra della strada, le porte delle case dipinte di rosso, le automobili con il volante a destra. E così, lasciatami alle spalle la stazione – e non solo quella -, ho cominciato a camminare, trolley al seguito e un sorriso che mi invadeva la faccia e gli occhi: ho salutato un amico di treno e mi sono diretta verso il mare, destinazione Grand. Oltre la porta girevole, il vento freddo che giocava con le bandiere e con i miei capelli ha lasciato il posto ad un tepore che sapeva di casa ma della casa di una regina: avevo davanti l’hotel più bello e lussuoso che avessi mai visto. Di quel lusso che è tradizione, gentilezza, attenzione al dettaglio e una buona dose di comodità. Lasciato il bagaglio alla reception, io, Susi ed Anna abbiamo girato in centro alla ricerca delle ultime cose per l’evento e di un sandwich al salmone affumicato. Dopodiché siamo tornate all’hotel, giusto in tempo per allestire la sala e precisamente la Revent room. British che più british non si può – con il parato a strisce blu e legno tutt’attorno e quadri antichi in vecchie cornici dorate e lampadari in ottone – che non potevo fare a meno di pensare tutto il tempo God save the Queen insieme ovviamente al tè delle cinque nel servizio d’argento e allo zucchero in zollette e anche al bagno delle donne che qui si chiama ‘powder room’ perchè ‘toilette’ ormai è out.
Mancano pochi minuti all’1 di notte. E io sto scrivendo dalla casetta – a schiera – di Anna, seduta ad un tavolo posto vicino ad una grande vetrata, dopo un evento – il party inglese del lancio della collezione spose #mysecretgarden di Susi Sposito – elegante come pochi e anche divertente, vuoi per le incursioni in sala dal party stile Grande Gazby che si teneva nello stesso albergo, vuoi per delle persone simpaticissime che ho conosciuto nel mentre. La stanchezza si fa sentire ma la gioia di più, e mi tiene sveglia ancora un po’ al solo scopo di farmi assaporare tutto ciò che di nuovo mi sta accadendo attorno.
Brighton, 13 gennaio 2018
Stamattina mi sono svegliata presto e ho visto farsi giorno dalle serrande semiaperte della cucina. Davanti ai miei occhi prendevano luce le villette a schiera, i vialetti tranquilli, i cortili. Ho fatto colazione col porridge con miele e banana – e l’ho trovato deeelicious – ma di colazioni, oggi, ne ho fatte tre. La seconda è stata nella stanza 119 del Grand Hotel – quello che Susi ha felicemente definito il ‘nostro quartier generale per i prossimi due giorni’ – dove era stato preparato tutto per gli appuntamenti della giornata. La terza è stata più correttamente un brunch, anzi il re di tutti i brunch: uova alla benedict – una cosa che il fatto di trovarmi al Grand Hotel non mi ha di certo impedito di leccarmi il coltello. Nel pomeriggio ho fatto un giro tra i negozi, ho fatto merenda con uno snack di mela verde e burro di arachidi finché non mi ha raggiunto Susi, che mi ha condotto nelle North Lanes: una parte di Brighton fatta di case coloratissime e file di lucine e negozi vintage dove poter trovare la vita intera e una cabina photomatic in bianco e nero (e vai di photobooth) e scarpe eccentriche ai limiti del kitch e pub e bandierine alla fine della quale un vecchietto con la benda nera da pirata suonava un pianoforte sghangherato. Un bus ci ha portato a casa, dove abbiamo ricevuto a cena Linda e Petra – e la serata è andata avanti in un’allegro mix and match di italiano e inglese.
Brighton, 14 gennaio 2018
La giornata di oggi è stata molto intensa. Dopo la colazione a base di porridge, siamo tornate al Grand per lo shooting day. Ho truccato Petra e ho fotografato alcuni abiti da sogno firmati Susi Sposito in giro per l’hotel, fin sopra al tetto (presto i risultati qui) con l’assistenza di Lisa, professione wedding stylist. Per pranzo abbiamo fatto una pausa veloce da Leon – dove ho ordinato una porzione di chilli con carne giusto per tenermi leggera – e abbiamo ripreso i lavori. L’ultimo set fotografico si ispirava all’afternoon tea, ovvero un vero e proprio rito che si tiene abitualmente qui: al classico tè gli inglesi sono soliti accompagnare scones, biscotti, merighe, fette di torta di ogni sorta. Dopo il servizio fotografico, abbiamo impacchettato tutto, lasciato il ‘quartier generale’ e detto arrivederci al Grand, con la tacita promessa di ritornarci, un giorno. Prima di tornare a casa, Susi mi ha portato in giro per le Lanes: un reticolo di stradine tanto stilose e romantiche e strambe – si veda la celebre cioccolateria Choccywoccydoodah – da sembrare irreali. La giornata si è conclusa in maniera inaspettata: siamo state invitate per cena a casa dai genitori di Linda: lui inglese, lei di origine islandese… una famiglia davvero carina. Ero visibilmente eccitata all’idea di mangiare in una vera casa di Brighton: il caminetto d’epoca originale, tovagliette, la brocchetta per la salsa. Si provi ad immaginare il mio stupore/timore quando mi sono resa conto che avremmo dovuto toglierci le scarpe prima di entrare in casa. La seconda sorpresa della serata è stata una cena tipicamente inglese: pollo arrosto e salsiccia con contorno di roast potatos – morbide dentro, croccanti fuori -, carote, piselli e yorkshire pudding con accompagnamento di salsa gravy. In questo momento sto scrivendo dal mio letto mentre mi preparo all’ultimo giorno qui a Brighton.
Napoli, 15 gennaio 2018
Stamattina guardavo piovere dal tettuccio del taxi che mi ha condotto in giro per la città. Anna era uscita presto per andare a lavoro e io e Susi abbiamo deciso di cominciare la giornata da GAIL’s bakery. Una vera e propria festa del pane: davanti ai miei occhi erano ordinatamente sistemati panini di ogni sorta, muffin, tortini e plumcake per un effetto – in contrasto con la pioggia che continuava a battere fuori dalla finestra – di assoluta pace. Dopo la colazione a base di tè e pancakes ai mirtilli con guarnizione di cream fresh, abbiamo fatto tappa da Tesco per riempire la valigia di crumpet (io ci vado pazza) e scones. Ormai era giunto il momento di tornare a casa e anche se una parte di me avrebbe voluto restare un altro po’ a riempirsi di Brighton e di tutte le persone che ho conosciuto e di tutte le esperienze che ho fatto e che ho ancora da fare, la mia vita mi attendeva appena atterrata da quell’aereo, calda ed entusiasta, per riabbracciarmi.