Andare in ufficio: che non sia necessariamente una scatola grigia da cui fuggire ma – una finestra da cui si vede il mare o il tavolino di un bar sconosciuto sarebbero un’idea – un angolo di mondo che allarghi i nostri orizzonti.
Assicurarsi che l’agenda sia piena ma mai abbastanza da non farci entrare un caffè con un amico. Prendersi le responsabilità delle proprie azioni ma anche perdonarsi. Fare ciò che si ama fare: che mentre lo fai sei esattamente tu. Sbagliare: che a me hanno insegnato più gli errori che le lodi. Dire sì che vuol dire dare e darsi una possibilità ma imparare a dire anche no. Trovare dieci minuti per fare una cosa mai fatta prima come in quel libro che ho sempre sul comodino. Impegnarsi perché fare la differenza vuol dire metterci tempo, costanza e tutto te stesso. Programmare un viaggio nella pausa o anche solo una gita da fare nel weekend. Parlare a se stessi: Fabiola una volta mi ha consigliato così. Ascoltare chi ha qualcosa da dire. Scegliere una playlist su cui camminare lontano. Imparare a filtrare i pensieri. Studiare – una cosa che spero io non smetta mai di fare – perché il mio prof una volta disse che la bellezza è solo ciò che abbiamo gli strumenti di cogliere. Io ci aggiungerei il coraggio di portarla con sé: anche di lunedì.