Prima di raccontare ciò che ci siamo detti io e quei bravi ragazzi dei The Jackal è necessaria una premessa – che più che altro è una confessione: come sfondo del mio cellulare ho la faccia di Alfredo.
Detto ciò, incontrare Ciro Priello, Simone Ruzzo, Alfredo Felco e Francesco Ebbasta al Galà del Cinema e della Fiction in Campania è stata una cosa bella per il semplice motivo che mi sono ritrovata davanti quattro ragazzi che, prima di essere i The Jackal, molto prima di essere il fenomeno del web da più di un milione di followers, sono semplicemente amici.
E nel poterlo constatare – soprattutto quando Ciro ha chiamato incredulo Alfredo per mostrargli il mio sfondo (su cui peraltro hanno continuato a fare battute per tutta la conversazione) – mi sono sentita privilegiata.
Una freschezza, la loro, che presuppone l’umiltà. Un’ ironia che presuppone intelligenza.
Mi hanno raccontato di quando si sono conosciuti – tra i banchi di scuola e il pullmino del liceo – e di come è iniziata la storia dei The Jackal: ossia da un video, che ai più non è dato vedere, girato durante una serata in perfetto stile Notte da Leoni e pubblicato nel lontano 2005 su YouTube. Da lì, quello che era nato come un gioco tra compagni di scuola è diventato un lavoro. E’ diventato un ufficio dove oltre ai più propriamente detti The Jackal lavorano in sinergia tecnici, autori, sceneggiatori e creativi, e dove – mi rivela in gran segreto Ciro – c’è una scimmia in gabbia che fabbrica idee.
E’ diventato un balcone a cui si affacciano due #vrenzole con la barba. E’ diventato #dojfrittur. Un viaggio nel mondo di #google che assomiglia ad un Paese delle Meraviglie ma senza Alice. Web series sempre più cliccate, gli spot, i video virali sugli aspetti ironici delle relazioni e sulle situazioni tragicomiche della vita, adesso il cinema. Eppure quella freschezza iniziale, quella nata dal puro e semplice divertirsi insieme, loro cercano di non perderla (anche se – scherza Alfredo – Ciro ultimamente sta facendo un po’ la star: invece degli hotel a una stella, ora pretende quelli a due; invece del pullman, ora esige che qualcuno lo accompagni con la panda). Li aiuta quel loro mantenere un rapporto costante col pubblico, in un mondo – quello del web – dove se da un lato hai la più tangibile percezione di vicinanza con chi ti segue, dall’altro ogni cosa che fai è soggetta a critiche di ogni genere.
Il loro sogno nel cassetto? Un puro e immediato: «continuare ad essere noi», a prescindere da ciò che verrà.