“Devo confessarti un segreto.”
Me lo dice davanti ad un cappuccino, un freddo lunedì di dicembre.
La guardo, curiosa: i suoi occhi azzurri emanano un guizzo di eccitazione misto a senso di colpa.
Sembra una bambina.
“Prometti di non ridere”.
Io prometto.
E lei spara, tutto d’un fiato: “Rubo palline dagli alberi di Natale degli altri”.
Improvvisamente il cuore mi si fa pieno di pace. Perché – ne prendo coscienza solo ora – è esattamente così che voglio viverlo questo Natale. Rubando: palline e attimi di pura felicità. Intercettando magia in un mondo che di magia ne ha ben poca. Rovistando, tra i grovigli di lucine e stelle comete, alla ricerca di qualcosa che brilli di luce propria.
Giusto il tempo di scoprire che il Natale è ancora lì dove l’avevo lasciato. Lì dove sono capaci di andare solo i bambini e i puri di cuore.
Dove non si è felici perché è Natale, ma è Natale perché si è felici.
Oltre il caos. Oltre la fretta che non sia quella di sfornare i biscotti di pasta frolla. Oltre l’ansia di correre e affollare strade e comprare regali dell’ultimo minuto quando poi è quell’ultimo minuto il regalo più bello da fare a qualcuno.
Bevo un sorso di cappuccino. Lei è ancora lì, davanti a me, ad addentare un cupcake gusto red velvet. Siamo in un bar del centro, è lunedì pomeriggio. Non so esattamente che giorno sia, ma credo – ormai ne sono certa – che sia Natale.
Il mio.