30 dicembre, Il Pozzo e il Pendolo, Napoli
Canto di Natale
Natale è lì dove c’è un plaid. Una poltrona in cui sprofondare come fosse il più accogliente degli abbracci. Cioccolata calda q.b. a scaldarti mani, stomaco e cuore. Cookies e l’odore di mandarini nell’aria. Un’amica con cui dividere l’attesa. La neve che fiocca appena fuori la finestra, una fredda sera di dicembre.
E una storia.
Il mio di Natale, – uno degli innumerevoli Natali che ho vissuto quest’anno da quando ho imparato a ignorare i moniti del calendario – l’ho vissuto esattamente così: col plaid, con Chiara e con Scrooge.
Solo che – tecnicamente – non ero a casa mia. E – sempre tecnicamente – non era 25 dicembre. Era il 30 dicembre ed era il Pozzo e il Pendolo, ma tutto – compresi gli scaffali stracolmi di libri gialli che a guardarli il cuore mi si scioglieva nel petto – mi suggeriva che era Natale. Quello a cui non importa quanti anni tu abbia, perché non si è mai grandi abbastanza per starsene in poltrona ad ascoltare un racconto.
Quando poi quel racconto è il Canto di Natale di Dickens e a raccontartelo sono la voce di Paolo Cresta e i suoni di Carlo Lomanto, tu quella storia non l’ascolti: la vedi, la vivi. Al punto che lo Scrooge che è in ognuno di noi – e cioè quel misto di cinismo e insofferenza e disillusione – riscopre, ancora una volta, che anche il più freddo e intirizzito dei cuori non può che arrendersi di fronte all’amore.