Non è necessario morire per rinascere a nuova vita. Ma solo pensare – e volere – che ciò sia possibile.
E poi indossare un paio di scarpette da ballo.
Immaginare di essere – corpo e mente – a Cuba.
Lasciare che tutti i pensieri insieme a tutte le vite passate e future restino oltre i confini più o meno immaginari della pista.
Possedere la leggerezza d’animo necessaria ad avere quella del corpo.
Sentire: la musica, i ritmi e i battiti. Seguirli, questi ultimi, ovunque essi ti portino e senza porre troppe domande.
Improvvisare.
Sudare.
Incrociare altri occhi e altre storie.
Imparare a fidarsi delle mani altrui ma soprattutto dei propri piedi.
E (mentre cinco-seis-siete-ocho, quando a contare sono le gambe e il cuore e lo stomaco) ballare. Un po’ come rinascere.