18 ottobre 2014, Via Toledo 329, Napoli
sfilata AlbaChiara atelier
Prima del ceraunavolta. Prima del Capitolo 1. Prima ancora dell’inizio di una qualsiasi favola degna di essere chiamata tale: c’è un momento, una breve parentesi di vita, che racchiude tutta la rara emozione delle storie non ancora scritte.
Ed è il momento in cui la principessa – che nella vita faccia la cassiera, la segretaria o l’ avvocato non importa – si chiude la porta di casa alle spalle e attraversa l’androne del suo condominio.
Quella donna sa che, per quanto lunga e scandita sia la sua giornata, tutto ciò che l’aspetta oltre quel portone è un piccolo mistero.
(Un’ondata di sole. Oppure pioggia: sulla piega appena fatta e sui sogni – appena fatti anche quelli – . Un incontro casuale. Una proposta in ufficio. Una sorpresa. Un uomo in smoking – o t-shirt che sia – che la porti a ballare).
E allora sogna. Immagina senza alcun freno. Come se, per la durata di quella brevissima attesa, tutto fosse possibile.
E mentre indugia su questa terribile e bellissima incognita, incede. Più o meno pronta, ma col cuore pieno di speranza.
Prima del ceraunavolta, c’è una favola quotidiana che forse nessuno racconta mai: Susi Sposito l’ha fatto, con il linguaggio che tra tutti preferisce: quello della moda. Ogni suo abito, nell’attraversare l’androne del 329 di Via Toledo come se fosse la più scintillante delle passerelle, narrava una storia. La sua. La mia. Quella della ragazza che mi sedeva accanto e anche quella della signora che ho incrociato al semaforo.
Storie di uffici, scrivanie disordinate e pile di documenti. Storie di appuntamenti galanti, di balli scatenati e di baci rubati.
Ma soprattutto storie d’amore.
Proprio quello che – forse – è esattamente lì. Oltre il portone del nostro palazzo.